A different man

in Olio di Balena6 days ago

Fare di un volto unico il più nobile strumento per un lavoro che è arte o ritrovarsi ad essere il ragazzo insignificante al tavolo, ‘Guy, appunto, il ‘tipo’, impiegato tra i tanti, di un’agenzia immobiliare?

Fare di una peculiarità, una firma, un tratto distintivo, un carattere o livellare e ‘curare’ le pieghe della neurofibromatosi per confondersi con la massa?

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La risposta è nel senso e nell’approccio alla vita: considerarsi opere d’arte, uniche e irreplicabili per non limitarsi ad esistere ma per vivere una vita ‘artisticamente’, non nel senso del mestiere che si sceglie di fare ma di come si sceglie di farlo. Nobilitare quell’unica possibilità di scrivere e raccontare la propria storia, portandola all’altezza vertiginosa e per questo sorprendente e sbalorditiva del solo e inestimabile capolavoro che è e dovrebbe essere la vita stessa.

Non si tratta di essere vittime né eroi ma solo persone responsabili e consapevoli del fatto che sono proprio le differenze che creano relazioni e ci salvano. Negli incontri non si cambia, ciò che cambia è il modo di leggere gli eventi e le persone, il modo di guardare e guardarsi e di pensarsi alla luce di un altro punto di vista, quello che magari non avevamo mai preso in considerazione. Si impara così ad amare, perché non si ama qualcuno per qualcosa ma si ama nonostante. Le maschere, le forme, le fisionomie sono l’icing, la glassa, la copertura della torta ma il vero sapore è all’interno, nel contenuto che è il risultato di un processo creativo e di una combinazione di accadimenti irripetibili. Come un dipinto che prende ‘vita’ per fasi, per pennellate, per sovrapposizioni, per cancellature, per correzioni. Prende vita così la vita che si reinventa e cambia per non snaturarsi, esperire per attraversare, per andare oltre. Cambiare per non tradirsi, cambiare fuori per non cambiare dentro. Rimanere fedeli a se stessi per restare unici e con quella unicità affascinare.

Schimberg narra tutto questo non a caso prendendo come pretesto la scrittura per la scena e l’arte del teatro e dell’attore che si rivelano essere la chiave di decodifica più chiara e comprensibile delle dinamiche della vita. Le inquadrature e i volti, poi, richiamano immediatamente allo sguardo dello spettatore il patrimonio iconico di Francis Bacon che definiva il suo lavoro e il suo approccio “matter of fact” e a questo proposito raccontò «Stavo cercando di far calare un uccello su un campo[…], ma improvvisamente le linee che avevo disegnato suggerivano qualcosa di completamente diverso, e da questa suggestione è nata questa immagine. Non avevo intenzione di fare questa foto; Non ci ho mai pensato in quel modo. Era come un incidente continuo che si sovrapponeva all’altro. Improvvisamente ha suggerito un’apertura verso un’altra area del sentimento» ecco che viene fuori appunto l’attenzione al processo, all’atto creativo in divenire che non presagisce il traguardo ma pone l’attenzione allo svolgimento, all’esperienza, all’attraversamento: la vita che ognuno esperisce con le proprie scarpe e ogni viaggio è incomparabile.

Per la sua originalità e rispetto a quanto detto, A different man è un’opera d’arte e di vita.