Questo racconto è stato scritto per partecipare a The Neverending Contest n° 120 S5-P4-I3 di @storychain sulla base delle indicazioni di @kork75
Tema: Mal di pancia
Ambientazione: Chiesa
Mal d'amore
Le campane suonavano a festa mentre dalla lussuosa Maserati nera un autista elegante faceva scendere la giovane sposa, dall’abito ricamato e il velo lunghissimo che sembrava ricoprire il sagrado della chiesa come le quiete onde del mare sulla battigia. Gli invitati, avvolti nei loro vestiti eleganti, applaudivano alla donna raggiante di felicità, mentre questa avanzava e raggiungeva il suo promesso sposo. Dietro di lei le damigelle verde menta facevano di tutto per agevolarle il cammino e districarle lo strascico cercando di rimanere invisibili ma costantemente presenti.
Fu una cerimonia vibrante che commosse tutti, a detta di molti.
Durante il sermone, poi, padre Pietro diede il meglio di se, deliziando i presenti con aneddoti sui due giovani, che conosceva fin da bambini: <<Cari fratelli, è proprio così, vi dico: Carla e Giovanni sono stati creati dal Signore già innamorati l’uno dell’altra, ancor prima che se ne rendessero conto,>> arringava il buon parroco con fervore <<la loro intesa era grande fin da quando, ancora bambini, giocavano nel cortile dell’oratorio, o partecipavano agli scout. Anche se entravano in conflitto riuscivano sempre a risolvere le piccole crisi, come quella volta in cui…>>
L’omelia andava avanti commovente senza che nessuno si accorgesse delle smorfie di dolore dell’unica persona che sembrava soffrire ad ogni parola del prete: seduta fra i banchi della sposa, eterea nel suo vestito verde menta, Gabriella aveva gli occhi umidi di lacrime e il viso pallido lasciava trasparire un’intensa sofferenza.
<<Cos’hai?>> le sussurrò a un tratto un’altra damigella accanto a lei. Gabriella sussultò, impallidì ancora di più e poi, abbassando lo sguardo, rispose la prima cosa che le venne in mente: <<Mal di pancia!>> mormorò a sua volta portandosi un braccio all’addome per mimare il senso delle sue parole. <<Vuoi uscire?>> chiese l’amica. <<Aspetta, vediamo se passa.>> le rispose. Cercò quindi di ricomporsi, di guardarsi intorno per distrarsi, di contare le colonne di marmo e osservare i dipinti della chiesa, di scomporre le vetrate in piccoli pezzetti colorati e così facendo estromettere dalla sua testa la voce del parroco e le immagini che evocava. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, quelle parole continuavano a intrufolarsi brutalmente nelle sue orecchie le scombussolavano la mente richiamando ricordi dolceamari che avrebbe dovuto dimenticare già da tempo. Altro che ‘mal di pancia’! Lei soffriva perché aveva il cuore spezzato, ed era l'uomo che aveva di fronte che lo aveva infranto.
La voce del parroco rimbombava fra le pareti della chiesa mentre lei si stringeva al corpo entrambe le braccia, rivedendo flash di ciò che era stato.
<<..ed è quello che loro vedono guardandosi negli occhi innamorati come in questo istante…>>
<<…nel cammino dell’amore illuminato dal Signore…>>
<<…con fede devota l’uno verso l’altra guidati dalla Provvidenza…>>
<<…adesso scambiatevi gli anelli e le promesse nuziali…>>
La testa le girava, ubriaca di incenso e di pensieri: non resse un solo istante di più. <<Esco un attimo, ok?>> bisbigliò Gabriella all’amica damigella <<Aspetta, vengo con te!>> le rispose quella premurosa. <<NO!>> reagì con troppa veemenza; un paio di invitati si voltarono a guardarla. Quindi poi, rimodulandosi: <<No, no, ti ringrazio: non è nulla di grave. Mi serve solo un po’ d’aria.>>
Cercando di far ticchettare i tacchi il meno possibile sul pavimento marmoreo della chiesa e di non attirare troppo l’attenzione, Gabriella raggiunse in punta di piedi l’uscita e venne abbagliata dalla luce del sole del tramonto. Respirò quell’aria fresca e nuova come se avesse trattenuto il fiato per mesi, forse anni. Si sciolse in lacrime silenziose appena girato l’angolo della chiesa, così da evitare sguardi indiscreti.
Quando aprì di nuovo gli occhi ormai gonfi vide uno sconosciuto in ghingheri che le offriva una sigaretta già accesa. <<Sembra che tu ne abbia bisogno. Un tiro e ti sentirai subito meglio, vedrai.>>
Vergognandosi per essere stata sorpresa in quello stato, Gabriella si asciugò il viso e cercando di assumere un tono naturale rispose <<No, grazie, non fumo.>>.
Il ragazzo insistette: <<Fidati, che ne hai bisogno. Questo è “fumo” buono. Un tiro e tutti i tuoi problemi assumeranno tutta un’altra prospettiva.>>
<<E’ solo un po’ di mal di pancia, adesso passerà. Sei invitato al matrimonio anche tu?>> si informò lei per tastare le dimensioni della figuraccia appena fatta. <<Te lo dico se posso invitarti al bar per un caffè. O forse un te, così ti passa il mal di pancia.>>*
<<Credo che per me sia meglio rientrare,>> cercò di declinare. <<La sposa potrebbe aver bisogno della sua damigella!>> <<No, io non credo. Tu vuoi venire al bar con me, prendere un caffè e sistemarti il trucco, o sarà la sposa stessa a cacciarti via quando cercherai di avvicinarti a lei e al suo matrimonio perfetto.>>. <<Come sai che il suo matrimonio è perfetto?>> chiese Gabriella stizzita e divertita dal modo di fare dello sconosciuto, <<Tutte le spose credono che il loro matrimonio sia perfetto e curano maniacalmente ogni singolo dettaglio, finché i dettagli non diventano più importanti del contenuto, incluso lo stesso sposo.>>
<<Sai che ti dico? Credo che accetterò un tiro del tuo “fumo buono”, per una volta.>> mentre insieme si dirigevano verso un bar da vecchi amici, come fosse la cosa più naturale del mondo. <<Credimi, ne ho visti tanti: faccio il wedding planner>> riprese l’argomento lui. <<Davvero? Non sapevo che Carla avesse organizzato il matrimonio con un wedding planner!>>. <<Infatti: non lo ha fatto.>> rispose mentre accompagnava la sedia sotto di lei che si accomodava al tavolino del bar.
<<Io oggi sono qui solo in veste di lontano cugino dello sposo. E come promesso rispondo alla tua domanda: no, non siamo invitati allo stesso matrimonio. Io vengo dalla chiesa duecento metri più avanti e sinceramente mi annoiavo a morte e sono uscito a fare due passi.>>
<<A fare due tiri, vorrai dire!>> lo rimbeccò lei ridacchiando. <<Be’ anche! Hai visto che ne avevi bisogno anche tu? Stai già molto meglio, non è vero?>> le rispose per le rime lui, facendo l’occhiolino.
Nel frattempo erano arrivati i due caffè, e Gabriella iniziava a sentirsi meglio, più rilassata e calma e non solo per i due tiri che si era fatta pochi minuti prima: quell’uomo la metteva a suo agio e ogni cosa con lui riusciva in maniera così spontanea che quasi non si scompose quando dopo un paio di sorsi lui le chiese candidamente: <<Allora, come si chiama questo mal di pancia?>>.
Lei arrossì, vergognandosi di essere stata colta in flagrante. Tuttavia, come spinta da una forza magica, rispose senza filtri, quasi contro la sua volontà <<Giovanni. Ci conosciamo fin da bambini, sono sempre stata segretamente innamorata di lui, sono persino diventata amica della ragazza a cui lui faceva il filo pur di vederlo più spesso e sperare che un giorno si accorgesse di me. Ho creduto che potesse esserci qualcosa fra noi una volta che lui litigò con lei e venne da me a sfogarsi. Io mi trovavo in albergo, ero di passaggio nella città dove abitavano, e passammo insieme una notte piena di passione e intimità; poi lui scomparve. Qualche giorno dopo, la mia amica mi chiamò al settimo cielo: Giovanni le aveva chiesto di sposarlo. E infine eccomi qua, a confidare la mia patetica vita a uno sconosciuto che mi ha raccattato in strada come un cucciolo randagio e mi ha offerto una canna.>>
<<Sei ingiusta: ti ho offerto anche un caffè!>> aggiunse il wedding planner senza la minima aria di compatimento nei suoi confronti. Gabriella scoppiò a ridere come non faceva più da tanto tempo. <<Vado in bagno e poi torno alla cerimonia. Grazie per quello che hai fatto per me, sei davvero divertente.>>.
Quando Gabriella tornò dal bagno, il tavolo era vuoto. Il conto già saldato.
Sotto la sua tazzina trovò un tovagliolino con un numero e poche parole: <<Appena sarà passato il tuo “mal di pancia” chiamami, ti dirò il mio nome. Ti do un indizio: non è ‘Giovanni’. PS. Sei bellissima.>>
Brava! Meno male che è finita bene, ricordi del mio vecchio e morto matrimonio, che tristezza.
!discovery 30
Mi piacciono i lieto fine...o almeno la speranza che le cose possano sistemarsi per il meglio!
Toglimi la curiosità: tu in questa storia eri la sposa tradita, il marito fedifrago o l'amica eternamente innamorata ma mai considerata? E che lieto fine hai avuto?
Sposo tradito, marito fedifrago, divorzio e sto bene anche senza lieto fine.
Se stai bene, mi sembra ancor meglio di un lieto fine... ;-*
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