Salute e Sicurezza sul lavoro: Buone Pratiche

in #ita6 years ago (edited)

Una buona pratica è un modo di fare bene una cosa, cioè il modo corretto di eseguire una procedura (attività o procedura basata su standard di sicurezza). Uno standard è il livello di qualità al quale ci si vuole adeguare. Questi standard devono essere comprovati e validati da enti accreditati (INAIL, OSHA), dalla letteratura, ad esempio una pubblicazione scientifica, da una grossa azienda che ha degli standard elevati di qualità comprovati.

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Fonte PIXABAY - Immagine CC0 creative commons

Come facciamo a dire che una buona pratiche è buona?

Sicuramente non soltanto dalle fonti, bisogna anche tenere presente il momento storico (sviluppo della tecnologia) ed il Paese in cui ci si trova (una buona pratica può essere buona in Italia, ma non in un altro Paese). Abbiamo degli indicatori che ci dicono il momento in cui una buona pratica non è più buona, questi vengono controllati nel tempo. Gli indicatori si rifanno a dei parametri quali: l'innovazione tecnologica, efficacia, efficienza (arrivare allo scopo) e sostenibilità, cioè deve essere attuata senza eccessivo dispendio di risorse economiche, umane e di tempo, infine la buona pratica deve portare ad un risultato riproducibile, cioè deve essere eseguibile sempre allo stesso modo (se ad esempio l'azienda in questione produce yogurt, la buona pratica deve far sì che, una volta attuata, non vada ad alterare il gusto dello yogurt e che vi sì ottenga sempre lo stesso risultato). Si ottengono gli stessi risultati se i vari step che portano al prodotto finito sono sempre attuati allo stesso modo (usare sempre le stesse materie prime, usate nelle stesse quantità e con le stesse modalità, cioè usare una serie di variabili standardizzate). Questo lo si può ottenere solo se si hanno delle procedure scritte, che non lasciano spazio a variabili di libera interpretazione.

La buona pratica nella scelta di una password ci dice che una buona password deve essere sufficientemente lunga e sufficientemente articolata, non deve essere condivisa con nessuno e periodicamente deve essere cambiata, un po' come uno spazzolino da denti.

Le buone prassi le possiamo applicare ad ambiti diversi. In ambito clinico si parla di buona prassi clinica: si tratta di linee guida, condivise internazionalmente, che riguardano il livello di qualità e il livello di etica, che devono essere inseriti e connaturati nella strutturazione e conduzione di uno studio clinico, che interessa direttamente dei soggetti umani in tutte le sue fasi. Lo stesso studio clinico viene effettuato con gli stessi standard in tutto il mondo. Una buona prassi in sanità non riguarda soltanto la sperimentazione di un farmaco, ma anche il modo di eseguire una procedura, ad esempio un prelievo. In questo caso le buone prassi vengono fornite da associazioni scientifiche, da società mediche, dalle organizzazione sanitarie.

Altro tipo di buona pratica è la buona pratica di laboratorio. Procedure organizzative e condizioni con cui, nei Centri di Saggio (laboratori di ricerca), sono programmate, eseguite, controllate, registrate e archiviate le analisi. Bisogna produrre dati sperimentali affidabili per garantire il mutuo riconoscimento dei risultati ottenuti a livello internazionale. Queste buone pratiche sono riferite alle prove "non cliniche”, ovvero le ricerche sperimentali eseguite per valutare la sicurezza dei prodotti chimici per gli esseri viventi e per l'ambiente. Rientrano nel campo di applicazione della Buona Pratica di Laboratorio i prodotti farmaceutici, antiparassitari, cosmetici, farmaci veterinari, additivi alimentari, additivi per i mangimi animali e prodotti chimici industriali. Queste pratiche sono promosse dall’OCSE/OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

Buone pratiche di fabbricazione. Assicurano che i materiali e gli oggetti prodotti siano costantemente controllati (dalla materia prima fino anche agli scarti e le procedure usate). Questo per garantire la conformità alle norme ad essi applicabili e agli standard qualitativi adeguati all'uso cui sono destinati, senza costituire rischi per la salute umana o modificare in modo inaccettabile la composizione di un prodotto.

Fisicamente una buona pratica è un opuscolo, un documento, un file, che indica come svolgere un'attività in tutti i suoi passaggi. Dall'utilizzo delle buone pratiche si ottengono una serie di vantaggi: si ottiene lo stesso risultato, si capisce quale sia il passaggio esatto della catena produttiva in cui c'è stato un errore e di conseguenza quale deve essere modificato. Proprio per questo non si può attuare una buona pratica soltanto basandosi su fatti empirici empirici di esperienze passate. Si deve attuare una presunta buona pratica (scritta) e poi eventualmente modificarla, con cognizione del passaggio esatto che si sta modificando. Grazie all'attuazione di buone pratiche si ha un aumento delle performanza e della produttività, un aumento delle capacità di tutto il sistema produttivo, con un conseguente aumento del potenziale e dello sviluppo dell'azienda.

Le fonti di quanto illustratovi sono i miei personali studi universitari.

A presto!

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