Eccoci alla seconda parte della tematica sul dimagrimento. La scorsa volta (clicca qui per leggere l’intero articolo) abbiamo smantellato il concetto delle calorie in quanto troppo semplicistico per essere applicato alla complessità del corpo umano: ricordiamoci che noi non bruciamo bensì metabolizziamo, ovvero al nostro interno avvengono molteplici reazioni chimiche.
La glicemia è il valore della concentrazione di glucosio nel sangue ed il suo equilibrio oscilla tra gli 80 e i 120 milligrammi per ogni decilitro di sangue. In caso di instabilità entrano in gioco due ormoni, l’insulina e il glucagone, in modo da ripristinarne i valori per scongiurare situazioni di ipoglicemia (<80) o iperglicemia (>120), entrambe condizioni pericolose per la nostra salute. Vediamo come.
Immaginiamo che l’equilibrio glicemico sia come una bilancia, i cui contrappesi sono dati dal glucagone, da una parte, e dall’insulina, dall’altra. Quando la glicemia si alza, il pancreas secerne insulina: per riportare i valori alla normalità, il fegato preleva glucosio dal sangue e lo immagazzina ma, essendo di limitata capacità, quello in eccesso viene convertito in grasso. Quando la glicemia si abbassa, il pancreas secerne glucagone: per riportare i valori equilibrati, il fegato rilascia glucosio e per affrontare l’allarme energetico scinde i trigliceridi in acidi grassi e glicerolo, ovvero avviene una riduzione delle cellule di grasso. Capiamo pertanto come sia di fondamentale importanza la non stimolazione dell’insulina qualora si volesse perdere peso. Bastano 5-7 grammi di un alimento biochimicamente errato per buttare all’aria un’intera giornata dove si è stati impeccabili: per intenderci, l’assaggio al gelato della nostra amica o la caramellina che troviamo in sala d’attesa dal commercialista. L’insulina viene rilasciata quando la glicemia supera i 120 milligrammi ogni 100 millilitri di sangue e avendo noi in corpo circa 5-7 litri di sangue circolante, basta fare una conversione per comprendere che sono equivalenti ad appunto 5-7 grammi in totale, quantità sufficiente per iniziare la lipogenesi (formazione di adipe).
La lipolisi, ovvero quel processo che comunemente viene chiamato dimagrimento, è favorita pertanto dal glucagone, il quale può essere a sua volta stimolato da aminoacidi quali l’asparaginina, il triptofano e l’alanina. Inibiscono la secrezione insulinica l’adrenalina e la noradrenalina, anche se le loro azioni sono mediate da recettori adrenergici, nello specifico α (alfa) e β (beta); questi dipendono a loro volta dagli ormoni tiroidei e dai glucocorticoidi, ovvero cortisone e cortisolo: ad esempio, in caso di ipertiroidismo (eccesso di ormoni tiroidei) aumenta il numero dei recettori β1 situati nelle cellule del miocardio. Quando cortisone e cortisolo scarseggiano, aumenta invece il numero dei recettori β3, la cui attivazione provoca la liberazione dei trigliceridi con l’effetto del dimagrimento. Viceversa, con l’aumento dei glucocorticoidi vengono bloccati i recettori adrenergici e nelle cellule adipose si attiva l’accumulo dei trigliceridi (particelle di grasso). In questo caso, l’adrenalina sarà meno efficace nell’effetto del dimagrimento poiché agisce sinergicamente in base al numero dei recettori disponibili (soprattutto i β3, ovvero quelli situati nel tessuto adiposo): in presenza di cortisone e cortisolo diminuiscono, viceversa aumentano. Questo fa comprendere perché chi assume anche momentaneamente dei farmaci cortisonici aumenta di peso: in realtà il cortisone è acalorico, quindi torniamo ad avvalorare gli assunti del precedente articolo sulla fandonia della caloria.
GLI ORMONI CHE STABILISCONO O MENO IL SENSO DI SAZIETÀ
Il nostro appetito è regolato da due ormoni, la grelina e la leptina. La grelina è prodotta dallo stomaco e dal pancreas e stimola l’appetito, mentre la leptina è prodotta dalle cellule adipose e, in quantità elevate, induce la sazietà. Questi ormoni, scoperti alla fine degli anni ’90, giocano un ruolo fondamentale nell’equilibrio del nostro rapporto con il cibo: pensate che, ad esempio, i valori della grelina sono stati riscontrati sopra la media nelle donne bulimiche. Sul fatto che la bulimia sia una patologia di natura psicologica non vi è dubbio, ma, come stiamo vedendo passo dopo passo, sappiamo anche che il cibo scatena delle risposte ormonali e pertanto è la base di partenza per risolvere la maggior parte delle problematiche, anche quelle che sembrano non strettamente collegate. Il dottor Lemme ha oltretutto constatato che
“coloro che hanno livelli di leptina molto bassi non solo hanno sempre fame, ma hanno anche frequentemente problemi di infertilità. Regolarizzando la produzione di leptina si regolarizzano le mestruazioni e migliora la fertilità”.
La leptina è favorita dall’insulina (anche se ciò non avviene in presenza di troppi zuccheri semplici nel sangue) e dalle proteine, specialmente se consumate a colazione, rilasciando quel senso di sazietà fino al pasto successivo.
Tutti sappiamo che mangiare i carboidrati alla sera è ben differente dall’ingerirli la mattina o a pranzo, ma sappiamo realmente la ragione? La risposta risiede nei ritmi circadiani, ovvero fasi cicliche di 24 ore con cui si ripetono determinati processi fisiologici degli esseri viventi. La regolazione è perlopiù endogena ma dipende anche da fattori esogeni. Per rendere l’idea, è come se all’interno del nostro corpo avessimo un grande orologio: le lancette sono impostate e regolarizzate da luce e temperatura mentre il loro tichettio è scandito dal funzionamento della nostra batteria interna (insieme degli organi). Anche gli ormoni seguono questi cicli in maniera sinusoidale, una sorta di curva che dopo una fase di crescita raggiunge il suo massimo picco e poi scende, per poi nuovamente risalire dopo aver raggiunto il suo punto minimo.
In particolare, la serotonina, che circola durante il giorno ed è una delle responsabili dell’attivazione degli acidi grassi, raggiunge il suo minimo giornaliero la sera per poi essere convertita in melatonina, la quale viene prodotta fino alle prime ore del mattino grazie alla percezione della retina dell’alternanza buio/luce. Ecco perché mangiare determinati cibi piuttosto che altri, soprattutto la sera, produce risultati differenti il giorno dopo. Anche gli enzimi seguono i ritmi circadiani: ad esempio, la proteasi e la lipasi, enzimi che aiutano rispettivamente alla metabolizzazione delle proteine e alla scomposizione dei grassi, vengono secreti all’alba fino alle ore 9 circa, ed è anche per questo che l’assunzione di carboidrati è migliore in queste ore rispetto al resto della giornata.
Nutrirsi in chiave biochimica, ovvero utilizzare il cibo come fosse un farmaco, è sicuramente cosa di non immediata comprensione e necessita studio e applicazione quotidiana su di sé. Imparate le basi, però, sarà sempre meno complicata la sua assimilazione e appurati gli effetti positivi sul proprio corpo e sulla propria mente... sarà difficile tornare alle vecchie malsane abitudini. Nel prossimo articolo vedremo in maniera pratica come iniziare questo percorso, stay tuned!
Fonti:
- La rivoluzione dimagrante, A. Lemme, Mondadori 2016
- Introduzione alla biochimica di Lehninger, David L. Nelson, Michael M. Cox, 2015
- Chimica, Biochimica e Biologia Applicata, M. Stefani, N. Taddei, Zanichelli 2014
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Ciao @clode! Ero in attesa di questa seconda parte e devo dire che hai scritto in modo talmente chiaro che sono riuscita a capire anche io nonostante la biochimica non sia assolutamente il mio campo, quindi complimenti. Spero che più persone possibile aprano gli occhi su questo argomento. A presto :)
Grazie @lymph07, in effetti i miei sono spunti dai quali partire, sia per chi non ha mai masticato questa materia sia per chi é ferrato e può trovare controcorrente certe affermazioni. L’importante è lo scambio in funzione della conoscenza ;-))
Completamente d'accordo con @lymph07, davvero interessante il post, ho studiato queste cose in un esame recente e vedere che finalmente l'oggetto del mio studio si congiunge a qualcosa di pratico e sperimentabile è davvero bello! Soprattutto quando viene descritto con precisione, scorrevolezza e capacità di sintesi Complimenti!
Bello mi è piaciuto perché, anche se i termini sono tecnici, non sono solo affermazioni vaghe ma sostenute da concrete spiegazioni. Una domanda al volo, per il dimagrimento la frutta è quindi poco indicata?
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Accidenti sono rimasto di stucco! Ne sai davvero tanto di questo argomento! Bravissima!
Il post è fatto molto bene, complimenti @clode
Mi permetto solo di aggiungere che serve anche muovere il proprio sederino. Quindi, camminate, andate in palestra (non a chiacchierare) oppure praticate uno sport. Dimagrire è un processo che riguarda non solo il nostro corpo, ma la tavola (e questo post ne parla) e la psiche. Insomma, lo stile di vita..
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