La cartilagine articolare
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La cartilagine articolare è un gel compatto che ha in dote resistenza alla pressione e alla trazione. Il suo colore è compreso tra il bianco e il trasparente e riveste l'apice delle ossa che formano articolazioni con altre.
La sua funzione è quella di attutire l'attrito dovuto al movimento e di proteggere le ossa stesse.
All'interno della cartilagine troviamo cellule adulte chiamate condrociti e cellule nella forma giovanile con il nome di condroblasti che hanno il compito di produrre la matrice che compone la cartilagine stessa.
Il tessuto cartilagineo è privo di capillari sanguigni ed è quindi nutrito dal pericondrio (membrana) , tranne nel caso della cartilagine articolare ialina che vedremo anche nell'esempio del ginocchio. Questa modalità però è molto lenta e molto meno efficace della circolazione sanguigna , e ciò porta una bassa rigenerazione.
Possiamo trovare tre tipi di tessuto cartilagineo:
- cartilagine ialina
- cartilagine elastica
- cartilagine fibrosa.
Danni alle ginocchia
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Il ginocchio è un'articolazione estremamente complessa e fragile perchè sottoposto continuamente ad usura che contiene cartilagine sia ialina che fibrosa. La cartilagine ialina riveste le superfici articolari, mentre si formano dei veri e propri cuscinetti di cartilagine fibrosa che prendono il nome di menischi che hanno il compito di agevolare l'interdipendenza fra le ossa durante il movimento.
Molti infortunati sportivi sopportano una lesione di menischi e di legamenti di supporto che consiste nella perdita di sostegno e ammortizzazione che pone sotto stress la cartilagine.
Le cartilagini articolari non solo sono avascolarizzate ( non sono attraversate da vasi sanguigni) ma non presentano il periocondrio ( membrana che si occupa di nutrire la cartilagine), di conseguenza in questo caso il recupero è ancora più lento di quello delle altre cartilagini che sono avvolte da una membrana ausiliare.
La chirurgia è riuscita ad ottenere solo una riparazione temporanea o incompleta, per cui il lavoro più importante lo compie la prevenzione ( cosa che deve essere considerata in visione più generala, in tutti i campi di interazione ambiente organismo ).
Per avvalorare la tesi sulla prevenzione alcuni sport hanno inserito regole che vanno a salvaguardare queste lesioni, e un esempio eclatante è il football americano in cui è stato vietato di fare la mossa di "clipping" o bloccaggio che prevede l'arresto forzato di un avversario da dietro e che comporta un eccessivo stress da parte dell'articolazione sia nella zona della cartilagine fibrosa che ialina.
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Innovazione e attualità
Ai giorni d'oggi però ricercatori di ogni dove stanno facendo progressi nel campo delle colture tissutali, e in particolare sono riusciti a far crescere in laboratorio, in apposite piastrine, cartilagine fibrosa.
Le cellule che compongono la cartilagine sono i condrociti, e queste possono essere prelevate da un paziente infortunato e messo in coltura all'interno di un castello di fibre creato appositamente. Si è scoperto che nei giorni successivi queste cellule cellure riescono a svolgere il loro ruolo, cioè secernere masse di cartilagine fibrose, che possono essere introdotte in seguito nelle articolazioni danneggiate.
Per spiegarlo con parole semplici, immaginate che queste cellule riescono a sentirsi a "casa", e quindi a svolgere il loro compito solo all'interno di un'imbalcatura costituita da fibre. Quando viene rotta questa imbalcatura, quindi quando avviene una lesione, queste cellule si sentono "fuori luogo" e smettono di lavorare. Perciò, se artificialmente ricreiamo le condizioni favorevoli, o meglio gli ricostruiamo la casa dove sono abituate a vivere, queste cellule ricomincieranno a lavorare e quindi a secernere nuova cartilagine.
Nel tempo i cuscinetti di cartilagine prendono forma e si accrescono, ristabilendo le condizioni funzionali dell'articolazione. Sebbene la grande innovazione, questa tecnica rimane ancora molto dispendiosa, e perciò si applica soprattuto in lesioni molto gravi di atleti e sportiv, che riescono a sostenere le spese!!
Fonte immagini:
https://pixabay.com/en/knee-x-ray-medical-anatomy-2253047/
https://pixabay.com/en/arthrocalman-osteoarthritis-knee-2384253/
https://pixabay.com/en/articulated-doll-mobile-doll-sport-3298522/
Fonte articolo:
TESI DEL CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA BIOMEDICA dell'università di Padova in:
"BIOREATTORI PER L’INGEGNERIA TISSUTALE DELLA CARTILAGINE" di DENISE DE ZANET
http://tesi.cab.unipd.it/25953/
Complimenti lavoro molto interessante!! e soprattutto Auguri :)
Un bel post molto interessante, peccato che ci siano poche fonti autorevoli, cmq vediamo se si riesce a prendere un voto da Steemstem ( comunità scientifica mondiale )! Un saluto @giornalista
Congratulations @elenamolisso!
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Andando in montagna con gli anni le ginocchia hanno cominciato a dare problemi, specie in discesa. Con i bastoncini ho aiutato molto a limitare lo sforzo, tra l'altro allenando le braccia che fino ad allora non facevano un tubo. Però devo dire che ho trovato molto conforto con i tutori, da quelli ho avuto un miglioramento davvero incredibile.
Certo i tutori fungono da veeri e propri sostegni accessori, che possono limitare lo stress eccessivo sostenuto dall'articolare sia durante la salita che la discesa. L'unica cosa che mi sento di ribadire, è solo di accentuare la PREVENZIONE, che non fa mai male, anzi riesce a evitare danni sgradevoli, che per il momento non sono ancora riparabili al 100%. Una forma di prevenzione può essere l'allenamento, o l'uso di tutori dapprima che lo stimolo doloroso inizi ad essere percepito.