Avventure in gocce, capitolo 12 [ITA/ENG]

in #ita3 years ago

I viaggi si facevano sempre più frequenti vista la stagione e non se ne dispiaceva affatto. Pioveva quasi ogni giorno ormai ed al ritorno dal lavoro, si fermava a fissare le gocce correre lungo il vetro, come in una gara. Sorrise a quel pensiero e fissandone due che sfrecciavano veloci una accanto all’altra, partì per la sua nuova avventura.
Un boato assordante lo fece trasalire, scuotendolo dal suo torpore. Una tuta lo avvolgeva ed ai piedi calzava stivaletti dello stesso colore dell’indumento. Un cappuccio gli copriva la testa lasciando scoperti solo gli occhi e poggiato in grembo, teneva un casco dalla visiera così lucida che ci si specchiava.
Intorno a se, fasciati in tute identiche alla sua, uomini correvano a destra e sinistra, simili a laboriose formiche.
Sedeva nell’abitacolo di una auto e prima di capire altro, uno degli uomini gli avvicinò e gli urlo in faccia: ”Tocca a te ora, forza. Sta attento mi raccomando” e dopo una rapidissima serie di controlli alla sua auto, questa venne accesa, aggiungendo rumore a quello già esistente.
Sistemò i guanti, poi infilò il casco e stringendo con forza il volante, manovrò con bravura uscendo in pista.
Vedeva con la coda dell’occhio il paesaggio laterale sfrecciare via, man mano che la velocità del suo bolide aumentava ed un fiotto di adrenalina gli riempì il petto, facendo pompare il cuore all’impazzata.
Guidava concentrato, attento ad ogni minimo particolare, il rombo della macchina ovattato dai tappi che portava alle orecchie e dal casco che gli proteggeva a testa. Affrontò curve e rettilinei, venendo sbatacchiato nell’abitacolo dell’auto, poi In lontananza il traguardo che lo fece sentire sollevato.
Fece per rallentare in modo di poter rientrare ai box, ma una voce nel casco, alla radio, lo avvisò di non fermarsi e di proseguire oltre, per “avere il giro veloce”.
Si sistemò meglio sul sedile, cercando di non opporre resistenza all’aria che stava attraversando a velocità massima, mentre alle narici gli giungeva odore di fumo di scarico ed asfalto. Sentiva i copertoni aderire alla pista, cambiando rumore quando impattavano sul cordolo duro ai suoi lati.
Sceglieva le traiettorie migliori, così come gli avevano insegnato, cercando però di ritardare il più possibile la frenata, in modo di guadagnare quei centesimi di secondo tanto preziosi.
Curva a destra, scala marcia, rettilineo, accelerazione, di nuovo curva poi l’inevitabile.
Aveva osato troppo e quando all’ultima curva l’auto entrò in traiettoria, lo fece con troppa velocità e non rispose al suo comando uscendo di pista in una rapida serie di piroette.
Vide le barriere farsi via via più vicine e si preparò come potè all’impatto, stendendo le braccia ed irrigidendole fino all’urto.
Le cinghie di protezione non lo fecero sbalzare fuori dalla macchina ma lo protessero, almeno fino a quando questa non iniziò a bruciare.
Respirando lentamente, tentò di togliere il volante per favorire i soccorsi e la sua uscita dal mezzo, ma l’impatto lo aveva danneggiato impedendogli quindi di lanciarsi fuori.
Armeggiò con le cinghie, mentre il fumo lentamente riempiva l’aria intorno a lui come un bozzolo, poi arrivarono le fiamme.
Sentì il calore avvolgerlo lentamente, complice la tuta che indossava e che lo proteggeva, riducendolo ad un tepore che andava però via via aumentando.
Cercò di mantenere la calma più che riuscisse, poi la tosse gli impedì di fare altro.
Cercò di respirare più lentamente che potè, mentre il fumo si faceva sempre più denso e scuro.
Poggiò la testa ancora coperta dal casco chiudendo gli occhi, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso ed irregolare, poi come un uomo che sta annegando trae l’ultimo respiro, fece altrettanto riaprendoli su una delle due gocce che tagliava rapidamente il traguardo.

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The journeys were becoming more and more frequent, given the season, and he didn't mind at all. It rained almost every day now and when he returned from work he stopped to stare at the drops running down the glass, as if in a race. He smiled at that thought and staring at two of them speeding past each other, he set off on his new adventure.
A deafening roar shook him out of his stupor. A jumpsuit enveloped him, and on his feet he wore boots the same colour as the garment. A hood covered his head, leaving only his eyes uncovered, and resting on his lap he held a helmet with a visor so shiny that he mirrored himself in it.
Around him, wrapped in suits identical to his own, men were running left and right, like industrious ants.
He sat in the cockpit of a car and before he knew it, one of the men approached him and shouted in his face: "Your turn now, come on. Be careful, please " and after a very quick series of checks on his car, it was started, adding noise to the existing one.
He adjusted his gloves, then put on his helmet and, gripping the steering wheel tightly, manoeuvred his way out onto the track.
Out of the corner of his eye, he saw the side scenery whizz by as the speed of his machine increased and a rush of adrenaline filled his chest, making his heart race.
He drove with concentration, paying attention to every detail, the roar of the car muffled by the earplugs he wore and the helmet that protected his head. He negotiated curves and straights, being tossed around in the car's cockpit, then in the distance the finish line that made him feel relieved.
He tried to slow down so he could get back to the pits, but a voice in his helmet on the radio warned him not to stop and to keep going, to "have the fast lap".
He settled back in his seat, trying not to resist the air he was passing through at top speed, while his nostrils smelled of exhaust smoke and asphalt. He felt the tyres clinging to the track, changing noise as they hit the hard kerb on either side of him.
He chose the best trajectories, just as he had been taught, but tried to delay his braking as much as possible to gain those precious hundredths of a second.
Right turn, downshift, straight, acceleration, curve again, then the inevitable.
He had dared too much and when the car entered the last curve, it did so with too much speed and did not respond to his command, leaving the track in a rapid series of pirouettes.
He saw the barriers get closer and closer and prepared himself as best he could for the impact, stretching his arms and stiffening them up to the impact.
The protective straps did not throw him out of the car but protected him, at least until the car began to burn.
Breathing slowly, he tried to remove the steering wheel to facilitate rescue and his exit from the vehicle, but the impact had damaged it, preventing him from jumping out.
He fumbled with the straps as smoke slowly filled the air around him like a cocoon, then came the flames.
He felt the heat slowly enveloping him, thanks to the suit he was wearing which protected him, reducing him to a warmth that was gradually increasing.
He tried to remain calm as much as he could, then his coughing prevented him from doing anything else.
He tried to breathe as slowly as he could as the smoke grew thicker and darker.
He leaned his head still covered by the helmet, closing his eyes as his breathing became more laboured and irregular, then, like a drowning man drawing his last breath, he opened them again on one of the two drops that were rapidly crossing the finish line.

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