Che l’attenzione mediatica e politica sulla tossicità della sostanza psicotropa contenuta nella cannabis sia quasi del tutto scomparsa e che addirittura sia stata resa lecita la cosiddetta “light” è un dato di fatto; che nella scuola sia abbastanza diffusa è un altro dato di fatto; ma che addirittura si dia la possibilità a certe cooperative che operano sulle “dipendenze” di tenere degli incontri di “formazione” ai docenti perché questi capiscano che in fin dei conti la droga leggera è una dipendenza tra le altre no, non va proprio bene.
Certo le forme di “intossicazione” legate all’uso e abuso di certe sostanze, e di certi comportamenti, non direttamente riconducibili alla droga, ci sono; per esempio, è un problema l’uso compulsivo e sostitutivo dello smartphone che ormai pervade la vita dei nostri adolescenti e non solo; ma ciò non può rendere accettabile la liceizzazione della cannabis che, ricordo, caso mai qualcuno lo avesse dimenticato, è un allucinogeno. Gli studi accreditati nel campo scientifico ci mettono in guardia sulle conseguenze che il consumo di hascisc e marijuana può avere sulla infertilità e sull’impotenza del maschio, sui danni che può apportare al feto in una donna in gravidanza, sull’aumento dell’aggressività, sui disturbi cognitivi e dell’attenzione.
A proposito di questi ultimi disturbi, chi insegna sa bene quanto questi incidano sul rendimento scolastico degli allievi; quante volte mi è capitato di veder rientrare in aula allievi storditi, occhi rossi e pupille dilatate, che si rovesciano sul banco come sacchi vuoti salvo rispondere con aggressività al minimo richiamo a uno stare a modo?
Carlo Ciccioli, medico e psichiatra, ci ricorda che l’impatto della cannabis sui circuiti dei neuroni è più potente di quello che si pensava. Che può sviluppare addirittura stati psicotici in percentuale molto più frequente di altre sostanze quali l’eroina; in particolare, nell’adolescenza può produrre conseguenze molto gravi poiché questi circuiti di neuroni una volta che hanno appreso determinate modalità non si recuperano. Ancora, il medico e psichiatra ci ricorda alcune conseguenze dello sballo da cannabis: labilità del tono dell’umore, con passaggio in pochissimo tempo dall’euforia alla depressione; distacco affettivo rispetto ai familiari, amici e alle persone che si frequentano; sindrome amotivazionale, per cui non si ha voglia di fare nulla; abbandono scolastico e sportivo, lavorativo e di ogni interesse importante; demotivazione sociale, cioè mancanza di interesse a frequentare gruppi, iniziative, se non finalizzate al consumo di queste sostanze; inversione del ritmo sonno veglia e allentamento dei freni inibitori dell’impulsività, con scatti d’ira.
Per non parlare degli stati d’ansia e degli attacchi di panico, dell’incapacità di sopportare insuccesso e diniego e della tendenza a rinviare le cose nel tempo. Naturalmente, questi fenomeni non si presentano tutti insieme, c’è una progressione in base alla quantità di cannabis di cui si fa uso.
Allora mi chiedo, visto che le conseguenze del principio attivo della cannabis – il THC – sono abbastanza note nel mondo scientifico, perché la tendenza è quella al favorirne l’uso?
Un po’ ovunque ormai ci sono negozi in cui si vende la cosiddetta cannabis leggera, si tengono fiere, Io Stato ci dice che si può assumere questa sostanza, che ha lo stesso sapore, lo stesso gusto, però non sballa, almeno non come l’altra. Lasciando stare le varie tecniche adoperate per estrarre il principio attivo, il fatto è che il messaggio che passa è che è lecito sballarsi. Perché questo avvenga, perché sembra che si sia abbandonata la lotta alla droga, che anzi si sostenga la cultura dello sballo, richiede delle spiegazioni. Io, un’idea me la sono fatta.
P.s. Ricordo il sempre valido e ottimo “Cannabis. Come perdere la testa e a volte la vita” di Claudio Risé.